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Tè a Taiwan: un po’ di storia

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La storia del tè a Taiwan inizia con la Compagnia olandese delle Indie orientali, nota anche come VOC (Vereenigde Oostindische Compagnie). Fondata nel 1602, la VOC ottenne il monopolio di tutti i commerci, dal Capo di Buona Speranza allo Stretto di Magellano. Durante i suoi 200 anni di storia, ha svolto un ruolo importante nella colonizzazione europea dell’Asia, stabilendo basi commerciali dal Sud Africa al Giappone.

Come previsto dal suo statuto, alla VOC venne concessa la sovranità su tutte le terre che possedeva. Dalla sua base di Batavia (l’odierna Giacarta), controllava l’intero arcipelago indonesiano, Ceylon, così come le regioni dell’India e del Giappone.

Taiwan era conosciuta dagli europei fin dal 1542, quando gli esploratori portoghesi scoprirono una bellissima isola che chiamarono Ihla Formosa (Isola Bella). La VOC, dopo essere stata espulsa dalla vicina Penghu dalle forze Ming cinesi, arrivò a Taiwan nel 1623 e utilizzò l’isola come base per il commercio con il Giappone e la Cina.

Gli olandesi si resero conto rapidamente che Taiwan era una fonte redditizia di prodotti come le pelli di cervo, zucchero e riso. Per proteggere questi interessi commerciali, la VOC costruì due forti dai quali amministrava l’isola. Istituirono un moderno sistema fiscale, costruirono scuole e chiese e stabilirono norme e regolamenti che disciplinavano quasi tutti gli aspetti della vita, comprese le tariffe, la proprietà della terra e la produzione agricola.

La VOC incoraggiò l’immigrazione cinese, impiegando migranti per coltivare canna da zucchero e riso. E i commercianti della provincia del Fujian commerciavano con gli olandesi tè cinese.

Il rapporto del governatore della VOC del 1645 menziona che era possible trovare tè selvatico nelle regioni montuose interne dell’isola di Formosa (Taiwan).

Dinastia Qing

Gli olandesi furono espulsi da Taiwan nel 1662, ma solo nel 1683 Taiwan passò sotto il controllo cinese, quando divenne una prefettura della dinastia Qing.

A causa dei disordini civili e della ribellione durante i primi anni della dinastia Qing, Taiwan era considerata in quegli anni una minaccia. Si temeva che i ribelli potessero usare Taiwan come base per costruire un esercito di resistenza, per cui la migrazione cinese verso Taiwan fu limitata e i pochi immigrati non avevano accesso alle regioni montane centrali dell’isola.

Nonostante queste restrizioni, l’immigrazione dalla Cina continuò. La maggior parte degli immigrati erano uomini single che in molti casi sposarono donne aborigene. Per diritto di matrimonio, questi uomini potevano viaggiare sulle montagne di Taiwan, dove si potevano trovare piante di tè selvatico. Un resoconto del 1717 riporta che il tè selvatico era stato trovato nella contea di Chu Lo – attuale contea di Chia Yi.

Ma solo all’inizio del XIX secolo a Taiwan è iniziata la coltivazione del tè. Piantine arrivate dal distretto WuYi in Cina furono piantate vicino a Jiufeng, nel nord di Taiwan. Questo tè era destinato al consumo locale o al commercio con la Cina.

La Cina applicava severe restrizioni al commercio estero, e queste restrizioni si applicavano naturalmente anche a Taiwan. Ma la situazione cambiò radicalmente dopo la prima Guerra dell’oppio (1839 – 42), quando la Cina fu costretta ad aprire cinque porti al commercio estero. Nel 1860, a Taiwan furono aperti due importanti porti a Danshui e Kaoshiung (nel nord e nel sud dell’isola).

Questo spianò la strada alla creazione di nuove industrie a Taiwan. Poco dopo il 1860, uno scozzese di nome John Dodd vide il potenziale commerciale del tè di Taiwan, e fornì prestiti agli agricoltori nel nord dell’isola per aumentare la produzione.

La Dodd and Company iniziò ad esportare tè di Taiwan nel 1869, con spedizioni in Inghilterra e New York. Il tè oolong taiwanese, commercializzato con il nome “Formosan tea oolong“, fu subito ben accolto negli Stati Uniti, aumentando il prestigio del tè taiwanese e incoraggiando gli altri esportatori ad entrare nel mercato. Le esportazioni di tè sono cresciute da 180.000 libbre nel 1865 a più di 16 milioni di libbre nel 1885. Alla fine del XIX secolo, il tè era ormai la principale esportazione di Taiwan.

L’era giapponese – 1895-1945

La prima guerra sino-giapponese (1894 – aprile 1895) fu combattuta tra la dinastia Qing Cina e Giappone Meiji soprattutto per il controllo sulla Corea. Durante la guerra, il Giappone occupò le isole Penghu al largo della costa occidentale di Taiwan, tagliando tutti i contatti con la terraferma.

A seguito di questa occupazione, la Cina fu costretta a cedere il controllo di Taiwan al Giappone. Le forze taiwanesi cercarono di resistere dichiarando Taiwan una repubblica indipendente, ma 5 mesi dopo i giapponesi sconfissero le forze repubblicane e guadagnarono il controllo dell’isola.

I giapponesi aumentarono la produzione di tè nero, pur rimanendo fiorenti le esportazioni di tè oolong e baozhong. I mercati principali per il tè nero di Taiwan erano la Russia e la Turchia.

Nel 1926, fu istituito l’Istituto di ricerca sul tè di Taiwan. L’istituto si proponeva di promuovere metodi agricoli moderni per massimizzare la resa e sviluppare nuove varietà di tè adatto alle caratteristiche di Taiwan. Molte di queste varietà sono ancora oggi molto popolari.

Durante l’era giapponese, il tè di Taiwan fu promosso in tutto il mondo in occasione di fiere internazionali. I mercati primari per le esportazioni di tè di Taiwan erano (e in gran parte sono ancora) Giappone, Stati Uniti, Gran Bretagna, Hong Kong e Russia.

Negli ultimi decenni, a  fianco a una sempre più importante produzione di tè di grande qualità, come il tè di alta montagna Alishan o varie tipologie di tè verde,  l’industria del tè taiwanese si è guadagnata la ribalta anche con l’invenzione di modalità di consumo del tè meno ortodosse, come nel caso del bubble tea taiwanese.

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